Non è solo per mantenere gli occhi umidi, ma anche per permettere al
nostro cervello di processare meglio le informazioni visive.
Ma in che senso? E perché i ricercatori si impegnano così tanto per
trovare risposte a domande così inutili?
Qui
dobbiamo dissentire, sbattere le palpebre non è banale.Questa azione
così ordinaria occupa una quantità sorprendente del nostro tempo.
Gli esseri umani, in media, trascorrono dal 3 all’ 8% del loro
tempo svegli con le palpebre chiuse. Chiudiamo gli occhi solo per
una frazione di secondo, certo, ma comunque è una frazione di
secondo in cui non ci vediamo una mazza.
Riflettiamoci:
evolutivamente parlando non è pericoloso? Ad oggi ci sembra
poca roba, ma i nostri antenati intenti a cacciare e non essere
cacciati non rischiavano la vita ogni volta che chiudevano le
palpebre? Alla fine ti stai rendendo cieco al mondo intorno a te, un
attimo di distrazione e ZAC, un leone ti può mangiare la faccia. Non
è possibile che ci mettiamo così in pericolo e il motivo è solo
per umidificare gli occhi e pulirli dai corpi estranei.
Bene,
i ricercatori dell'Università di Rochester, negli Stati Uniti, si
sono fatti la stessa domanda e sono arrivati a una conclusione. Hanno
tracciato i movimenti oculari in diverse persone alle quali
hanno offerto svariati stimoli visivi. Osservare a lungo qualcosa
senza sbattere gli occhi stanca molto il cervello che si perde nei
piccoli dettagli della scena che stiamo vedendo.
Cosa
servirebbe in questo caso? Un pulsante di “refresh”. Un modo per
poter riportare l’attenzione alla scena generale e non focalizzarsi
sul dettaglio. Ecco che chiudiamo gli occhi! I risultati mostrano che
il rapido movimento della palpebra altera i livelli di luce che
stimolano la retina. Il nostro cervello interpreta questa alterazione
luminosa come un nuovo segnale visivo, il refresh che dicevamo
prima.
Insomma, sbattere le palpebre è fondamentale. Pensateci, state leggendo questo testo è lo avete fatto circa 60 volte e un leone non vi ha ancora mangiato la faccia. Congratulazioni!