Cocainorso è uscito nelle sale italiane lo scorso 27 aprile e la sua visione può far venire in mente solo una domanda: cosa succede se mettiamo 40 kg di cocaina nella foresta? “Nulla - direte voi - Cosa vuoi che succeda?” Sbagliato! Il film è tratto da una storia vera piuttosto cruenta e, nonostante sia estremamente romanzata, apre le porte a un tema che non avrei mai pensato neanche esistesse: gli animali intossicati dalla droga per colpa dell’uomo.
Cercare una morale all’interno di questo film, però, è una forzatura e a breve capirete perché. È scritto da Jimmy Warden e diretto da Elizabeth Banks, che fra le tante cose ha fatto anche la cattivona Rita Repulsa nel film dei Power Rangers del 2017.
Prima di parlare di droga e animali, però, vale la pena spendere due parole su uno dei pochi capolavori degni di essere chiamati con questo nome dopo l’Iliade di Omero. Lasciate perdere quel piagnone di Macbeth o quel ciarlatano del Cyrano, allacciate le cinture perché oggi si parla dell'indiscussa opera d’arte cinematografica dell’ultimo ventennio: Cocainorso.
Vi state chiedendo cosa c'entra un film di serie B con la divulgazione scientifica? Tutto può essere fonte di ispirazione per scrivere un bell’articolo di divulgazione scientifica, perfino i B movies o la tua faccia da saccottino che ti ritrovi.
Nel trailer del film l’orso è TUTTO! Spacca le porte in faccia alle persone, fa gli agguati manco fosse un velociraptor nell’erba alta in Jurassic Park, corre pure come un incazzatissimo carro armato fatto di pelliccia, muscoli e polverina magica. Salta dall’essere prima una spalla comica e l’attimo dopo, mamma santa, sembra il più cattivo, irsuto e pazzo antagonista mai visto nella storia del cinema.
Sto esagerando? Be’, forse sì. Dovete capire il mio entusiasmo però: le vicende del nostro orso strafattone sono ispirate molto vagamente a una vera storia di un orso nero che negli Stati Uniti ha ingerito quasi 40 kg di cocaina. Lo ripeto, forse non era abbastanza chiaro: un orso ha ingerito veramente un quantitativo di cocaina pari al peso di un bambino di 13 anni. Ciò che vedremo nel film, però, è stato romanzato all’inverosimile, ma ciò non toglie che mette una certa curiosità: cosa accade quando un orso è strafatto di cocaina?
Prima di entrare nei dettagli lasciatemi dire un paio di cose. Cocaine Bear, questo il titolo in inglese, è stato già distribuito negli Stati Uniti dalla Universal Pictures a partire dal 24 febbraio di quest’anno e ha incassato ad oggi quasi 80 milioni di dollari. Per capirci meglio: la prima settimana ha incassato 23,1 milioni di dollari, finendo secondo dietro al film della Marvel Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Non so se mi sono spiegato. Questo non significa che sia un buon film, ma ribadisce senza dubbio un concetto: all’essere umano piace ASSAI la MONNEZZA.
Ursus americanus credits Aaron J Hill
Siamo nel dicembre 1985 negli Stati Uniti. Un orso nero trova un borsone pieno di cocaina nel bel mezzo di una foresta del Kentucky e ne ingerisce il contenuto. L’animale strafatto vaga per i boschi dello Stato per diverso tempo, percorrendo centinaia di chilometri prima di essere ritrovato morto di overdose in una foresta della Chattahoochee National Forest, nel nord della Georgia.
Nel film l’animale spacca tutto, fa un casino, ammazza un sacco di gente. “Una critica a come l’uomo tratta la natura” dice la nostra cara Rita Repulsa, un po’ come se si fosse voluto vendicare. La realtà, però, è che il poveretto oltre al danno ha dovuto subire pure la beffa di sto film che lo tratta come il pagliaccio Baraldi. Nel trailer l’animale starnutisce e dal naso letteralmente esce fuori una nuvola bianca manco si fosse sniffato la polverina di gesso che rimaneva nel porta-cancellino attaccato alla lavagna quando andavo a scuola. Non si usa più? Sono diventato vecchio? Che amarezza.
Comunque in realtà l’animale non ha fatto assolutamente nulla di tutto ciò e la stampa all’epoca lo aveva additato con un soprannome che a mio dire è GENIALE: Pablo Escobear. Vabbé, ma di che stiamo parlando.
Inutile dire che la storia dell’orso è assai più complicata di così. La cocaina nella quale l’orso aveva “ficcato il naso” apparteneva a un certo Andrew Carter Thornton II, figlio di un importante allevatore di cavalli del Kentucky. Thornton era diventato paracadutista per l’esercito degli Stati Uniti d’America e aveva perfino partecipato all’invasione della Repubblica Dominicana nel 1965.
Il nostro amico torna decorato da una medaglia, lascia l’esercito lo stesso anno e arriva nuovamente in Kentucky. Indovinate che va a fare il tizio che qualche tempo dopo farà ingerire a un orso nero un bambolotto di cocaina? Bravi! Entra nella squadra narcotici del dipartimento di polizia di Lexington. Un suo collega lo definirà anni dopo in un'intervista fatta alla giornalista Sally Denton “uno che si annoiava di essere un poliziotto”. Eh si. Capito questo. Si annoia e si mette a spargere decine di chili di cocaina nella foresta. Io quando mi annoio al massimo mi mangio le unghie dei piedi. Lo so, fa schifo, però mi rilassa.
Insomma, il tipo era talmente annoiato dal fare lo sbirro che poi si mette a fare pure l’avvocato. Così, perché gli va, ma in entrambe le carriere arrotonda sempre trafficando stupefacenti. Lo so che voi arrotondate facendo ripetizioni. Che vuoi farci compare, per lui insegnare le equazioni fratte a un dodicenne forse non era abbastanza adrenalinico. Ma io so bene quanto possa essere pericoloso.
Comunque la vita di Thornton è destinata allo scatafascio e infatti nel 1981 viene incriminato e arrestato dopo aver pilotato un aereo che contrabbandava marijuana dal Sud America. Uscito dal carcere Thornton architetta quella che sarebbe stata la sua ultima missione di contrabbando: caricarsi un borsone di droga su un aereo e fuggire con un carico di cocaina da 15 milioni di dollari.
Il piano era a prova di scemo: salire sull’aereo con la droga, lanciare il borsone in una foresta sopra Knoxville, nel Tennessee, e gettarsi con il paracadute per recuperare la refurtiva. Peccato che qualcosa va a merda, il paracadute non si apre e “SPLAT”.
Un mese dopo fu ritrovato il nostro caro orso nero morto perché un poliziotto annoiato si era messo a contrabbandare per avere un pizzico di adrenalina in più. Adesso Pablo Escobear non fa più così ridere, eh? A sincerarsi della morte dell’animale è stato un medico legale che ha concluso che l'orso era morto di intossicazione acuta dopo aver ingerito della cocaina.
Come se non bastasse al povero Cocaine bear ha detto nuovamente male anche dopo la morte. L'orso imbalsamato è attualmente in mostra in un centro commerciale a Lexington, come memorandum per tutti coloro che spacciano cocaina: controllate i paracadute prima di gettarvi.
Cocaine Bear esposto al Kentucky Fun Mall credits Ferrett333 via Wikimedia Commons
Comunque, lo so, è una storia triste, che vuoi farci? Ma vediamo il lato divulgativo della cosa, se possibile. Ascoltando questa storia, infatti, da settimane mi attanaglia una domanda: cosa accade se un orso ingerisce della cocaina? Cioè, si è veramente strafatto? Allora perché la gente si ostina a tirarla su per il naso quando si potrebbe fare una bella lasagna con la parmigiana della nonna cosparsa di coca?
Per saperlo innanzitutto sarebbe necessario avere più informazioni su cosa è accaduto all’animale dopo aver ingerito la sostanza, ma l’orso quando è stato trovato era morto già da un mese e l’autopsia dopo tutto questo tempo non è stata in grado di svelare granché.
I risultati dell’esame autoptico sono stati pubblicati sul The American Journal of Forensic Medicine and Pathology nel 1991 e presentati a un meeting annuale per medici forensi che quell’anno si era tenuto a Honolulu. Capito come si trattano bene i medici forensi. Nella vita quello dovevo fare. Cadaveri e daiquiri con l’ombrellino in spiaggia. Quello che hanno cercato i medici era principalmente se ci fosse traccia di tutta la droga contrabbandata da Thornton: ben 75 kg. L’animale ne aveva ingeriti circa una quarantina e quindi ancora oggi il mistero della coca scomparsa aleggia fra le foreste del Kentucky. Ad oggi dunque non è possibile sapere cosa sia accaduto con certezza al nostro amico orso nero.
In ogni caso la storia di Cocainorso qualsosina potrebbe avercela insegnata. In effetti il traffico di stupefacenti ha un impatto sulla sopravvivenza degli animali e in particolare proprio sugli orsi in America in maniera diversa da quella rappresentata dal film. Già nel 1998 uno studio pubblicato su The International Association for Bear Research and Management aveva specificato come in Equador i trafficanti di droga si fossero infiltrati in 16 parchi occupati dagli orsi, un numero ancora in crescita.
Successivamente nel maggio 2009, quando la BirdLife International pubblicò la Lista rossa degli uccelli del mondo, nove specie rientrano nella categoria critically endangered, come un colibrì colombiano (Eriocnemis isabellae), che ha visto il proprio territorio diminuire sempre di più e frammentarsi per colpa della deforestazione compiuta dai coltivatori di coca.
Insomma che sia coca o qualche altra coltivazione estensiva poco importa, quando si rade al suolo un habitat si danneggia sempre la biodiversità. Diciamoci la verità poi: agli orsi e agli altri animali avere degli uomini in un’area naturale che contrabbandano sostanze illecite non è che fa proprio piacere. Immaginate voi ad avere in casa Walter White che vi prepara la metanfetamina sul tavolo della cucina mentre inzuppate i Pandistelle nel latte.