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Animali

Cos’è una caravella portoghese?

La caravella portoghese è un animale marino che si trova in acque tropicali e temperate, principalmente nell’Oceano Atlantico e in quello Indiano, ma negli ultimi anni gli avvistamenti si stanno intensificando anche nel Mediterraneo. Nonostante sembri una medusa non lo è: quello davanti ai vostri occhi è un sifonoforo, ovvero un organismo composto da colonie di diversi polipi ognuno con una funzione diversa.

In media le dimensioni dei tentacoli sono di circa 10 metri, anche se sono stati avvistati esemplari con tentacoli che possono arrivare persino a 30 metri. Prima di tuffarci a bomba sulla pericolosità della sua puntura e su cosa significa a tutti gli effetti essere un condominio pieno di inquilini che galleggia, facciamo un gioco: quali differenze ci sono fra una caravella portoghese e una nave che, guarda caso, si chiama allo stesso modo? Meno di quanti se ne possano immaginare.

Innanzitutto entrambe hanno una vela, un set di arpioni da far invidia al capitano Achab, e soprattutto entrambe NON SONO MEDUSE. Come detto in precedenza questa specie si trova in tutti gli oceani del mondo, specialmente nelle regioni tropicali, subtropicali, anche se a volte può arrivare anche in mari temperati. Gli avvistamenti nel Mediterraneo sembrano aumentare di anno in anno, anche se ancora non è così comune trovarla.

Una caravella di legno di qualche tonnellata ha diversi punti in comune con questo animale che somiglia molto a una gomma da masticare gusto puffo. Partiamo da quello più importante: entrambe non sono meduse, come vi ho accennato. Nonostante la caravella portoghese possa ricordare una medusa, infatti, non lo è affatto. E perché allora ci assomiglia così tanto? Perché sono parenti, e hanno sviluppato adattamenti simili per un habitat pelagico. Meduse e caravelle fanno parte entrambi degli cnidari, ma nel corso dell’evoluzione hanno preso strade diverse.

Physalia sp credits via Wikimedia Commons

La caravella portoghese in particolare è un sifonoforo, animali che hanno una caratteristica molto molto particolare: sembrano individui singoli, ma in realtà sono ammassi di organismi coloniali polimorfici, ed ecco anche perchè potreste non distinguerle da una nave: in parole povere entrambi hanno una ciurma, e ogni membro di essa è specializzato per svolgere un compito diverso.

Solo che in questa bestia le diverse unità con i propri compiti specifici sono chiamate zoidi.

Qui sta il concetto fondamentale per capire che è sto coso: ogni singolo zoide è un individuo a sé, ognuno specializzato per svolgere un diverso compito, e che nonostante sia un individuo isolato, può sopravvivere solo in colonia. Ce n'è uno che permette di muoversi, uno che caccia, un tipo che digerisce e persino uno che fa all’amore. Quello è l’unico che si diverte, lì in mezzo.

Insomma, la caravella come dicevo è in realtà un condominio, con tanti zoidi appiccicati insieme che campano bene perché ognuno fa qualcosa per il bene comune. Ma partiamo dal primo zoide. Come avrete intuito c’è un’altra cosa in comune nella nostra similitudine fra una nave e il sifonoforo: entrambi si chiamano caravelle.

Il nome lo deve proprio dalla nave per via del fatto che sembra abbia una vela, che fiera svetta sopra il pelo dell’acqua. Solo che quella roba lì non è mica una vela, è chiamata pneumatoforo, e più che una vela è una sacca piena di gas.

E allora perché non l’hanno chiamata mongolfiera portoghese? Non lo so, facciamo una petizione al più presto. Comunque, quella vela è in realtà proprio uno zoide, uno di quei famosi individui di cui vi parlavo prima, che ha il compito di permettere alla colonia di muoversi. Può generare autonomamente o prelevare dall'atmosfera i gas che sono al suo interno, una miscela solitamente composta per una parte da monossido di carbonio mentre il resto da azoto, ossigeno, gas nobili, e tracce di CO2. All’occasione l’animale può anche sgonfiarla espellendo il gas da un orifizio speciale. Quando lo fa in ascensore, tutti si girano a guardarlo.

Grazie alla spinta del vento e delle correnti marina naviga in giro per il mondo, senza skipper e senza vergogna. In cima alla vela ha una cresta leggermente incurvata per poter prendere meglio il vento e che può abbassare o alzare con particolari muscoli. Dunque, la caravella portoghese ha portato il concetto di plancton su un altro livello. In teoria, infatti, sono considerati plancton tutti gli organismi acquatici che non in grado di muoversi attivamente e che per spostarsi utilizzano principalmente il moto ondoso. La caravella portoghese, però, ha deciso che BASTA.

Lei non vuole solo farsi trasportare dalle correnti marine, vuole pure farsi spingere dai venti e surfare come una pazza sgravata. Quindi tecnicamente fa parte del plancton, nello specifico di una sottocategoria di organismi che viaggiano sulla superficie di specchi d’acqua chiamati neuston, giusto perché i termini da ricordare sono pochi.

Le punture delle caravelle portoghesi sono pericolose?

Nematocisti credits National Oceanic and Atmospheric Administration via Wikimedia Commons

Comunque, al di sotto della pneumatofora si trovano altri zoidi riuniti in grappoli. Alcuni formano i tentacoli, che possono essere lunghi 10 metri, di solito anche se sono stati riportati tentacoli di perfino 30 metri. Evviva. Che bello che siano così tanto lunghi, vero? Che li lascino andare in giro a casaccio a toccare andò cojo cojo, no? Bellissimo, specie perché sono pericolosi e urticanti.

Ogni tentacolo porta piccole strutture avvolte a spirale chiamate nematocisti, apparati che si trovano all’interno di particolari cellule chiamate nematociti. Consistono in un minuscolo arpione inserito all’interno di una trappola a molla, che proprio come minuscole baleniere, scagliano i propri arpioni contro nemici che entrano in contatto con i tentacoli.

Anche qui, lo vede? Anche le navi spesso hanno arpioni a bordo, il parallelismo tra l’imbarcazione e l’organismo marino è perfetto. La nematociste inietta tossine che, su piccole prede, hanno un effetto paralizzante o le accoppa proprio, mentre su di noi ha il più delle volte l’effetto di farci bestemmiare in veneto e venir voglia di pisciarci in faccia! O qualcosa del genere.

Le punture di solito causano un dolore acuto agli esseri umani, lasciando sulla pelle delle striature rosse simili a frustate che di solito durano due o tre giorni. Il dolore di solito diminuisce dopo circa una o tre ore, ma a volte le tossine può raggiungere i linfonodi e causare sintomi simili a una reazione allergica, inclusi gonfiore del laringe, ostruzione delle vie respiratorie, affanno cardiaco, difficoltà a respirare e, in rarissimi casi, morte. Il più brutto dei sintomi se posso dire la mia. 

Come caccia la caravella portoghese?

Anatomia di una caravella portoghese credits Catriona Munro, Zer Vue, Richard R. Behringer _ Casey W. Dunn via Wikimedia Commons

Insomma, bisogna evitarla se possibile e questo è senza dubbio una gran rottura di coglioni, ma alla fine per loro è pur sempre un meccanismo indispensabile, perché è così che questo “Megazord del mare” caccia e si nutre. In particolare attraverso la cooperazione di due tipi di zooide: i dattilozoidi, ovvero gli zooidi portatori di tentacoli, e i gastrozoidi, ovvero quelli che digeriscono le prede.

Possono nutrirsi ad esempio di calamari, pesci adulti o loro forme larvali, chi se ne frega basta che si mangia. Ma come avrete intuito è solo una volta paralizzate che le prede subiscono il vero trauma. Piano piano i tentacoli le portano verso l’alto dove si trovano i gastrozoidi, deputati alla digestione. E lì… se li ciucciano. Lentamente. Digerendoli.

C’è da dire che la morfologia di questi animali varia a seconda della regione e proprio come i Pokémon esistono forme regionali che possono avere creste differenti e più o meno tentacoli.

Come si riproduce una caravella portoghese?

ciclo vitale di una caravella portoghese credits Catriona Munro, Zer Vue, Richard R. Behringer _ Casey W. Dunn via Wikimedia Commons

Rispondiamo ora alla domanda: come si riproduce questo simpatico organismo? Ci sono zooidi per tutto nel megazord. Come ho raccontato c’è lo zooide vela pieno di peti, gli zooidi tentacoli, gli zooidi che digeriscono e quindi, ovviamente, ci sono anche quelli che scopano.

Loro sono quelli che hanno vinto la lotteria delle caravelle. Sono noti come gonozoidi, e per loro testa di cazzo è un complimento.

Immaginiamo dunque nuovamente la nostra nave pirata. A un certo punto il capitano si gira verso i mozzi per assegnare i compiti: tu lavi il ponte.Tu preparerai il rancio e tu! Si, tu. Tu produrrai sperma e uova per fecondare le altre navi. Il mozzo scelto, a questo punto, si sentirà osservato con odio e il rancore di tutti gli altri, specie di quello che lava il ponte.

“Scusami compare, il capo ha detto che oggi devo riempire questa damigiana del mio divin latte. Lo faccio per il bene comune, guarda che è un lavoro tosto anche questo eh”.

Tenete presente che quelli che vi ho ivi elencato sono gli zooidi principali, ma dipende con chi parli. Qualcuno ne identifica altri, ma questo dipende sempre dai laboratori di ricerca che li studiano. E vi assicuro che sono studiati, eh, anche se non è proprio facile allevarli in cattività quindi rimangono abbastanza un mistero.

Fra i misteri più grandi c’è lo sviluppo embrionale: come funziona?

Tutti gli zooidi derivano da una singola cellula uovo fecondata, però come avvenga realmente lo sviluppo non è che sia ancora chiaro. Lo studio più recente e completo a riguardo è del 2019, dove gli scienziati raccontano di come lo sviluppo larvale dell’animale non sia stato ancora osservato direttamente. Tutto ciò che si sa sulle prime fasi di questa specie è basato su campioni fissati raccolti con reti da traino. L’opzione più accreditata dagli studiosi è che una volta fecondato l’uovo le strutture riproduttive una volta mature si staccano dalla Caravella e vengono spinte fuori da zooidi specializzati chiamati nectofori. Una rievocazione della Corazzata Potëmkin (min 1:35) in cui la carrozzina viene spinta con gioia. “Va mio piccolo infante e cresci sano e forte”.

Purtroppo queste strutture fecondate mature non sono mai state ritrovate, quindi boh, vallo a sapé se è così. Non si sa manco se vi sia stagionalità o periodicità nella riproduzione sessuale. Non si sa niente. Lo sviluppo embrionale e larvale avviene anche a profondità sconosciute al di sotto della superficie oceanica e dopo che la pneumatofora (la vela per intenderci) raggiunge una dimensione sufficiente, la giovane caravella è in grado di fluttuare in superficie.

Dunque, c’è ancora tanto altro da imparare su questi organismi: da dove vengono? Cosa vogliono da noi? E soprattutto: se ne mettessimo tanti uno vicino all’altro potrebbero veramente somigliare a una grande barca fatta di gelatina? Aspettiamo la scienza per scoprire se anche questo punto sarà in comune con le caravelle di legno che un tempo solcavano i mari.

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Barbascura X

Direttore editoriale