Con monogamia si intende un particolare sistema di accoppiamento in cui un individuo si accoppia esclusivamente con un solo partner nel corso di una o più stagioni riproduttive. Certo, potremmo essere portati a pensare che sia il sistema di accoppiamento più romantico in natura, ma non è proprio così. Fra i primati è piuttosto raro e nel corso degli anni è stato osservato che molte specie che si consideravano monogame, soprattutto fra gli uccelli, erano spesso soggette a frequenti tradimenti e scappatelle extraconiugali.
Prima di inoltrarci in questo discorso e comprendere meglio cosa sia la monogamia nei primati, bisogna fare un passo indietro: che cosa si intende per sistema di accoppiamento? E perché dire “facciamo un passo indietro” è così abusato negli articoli online? Non esistono altre locuzioni? Non lo sapremo mai.
Abbiamo già affrontato il discorso dei sistemi di accoppiamento in un altro articolo del magazine, ma in soldoni il sistema di accoppiamento si può definire come quali maschi e femmine si accoppiano in quali circostanze. I sistemi riconosciuti includono la monogamia, la poligamia, che comprende la poliginia, la poliandria e la poliginandria. Tutti questi sistemi prevedono una scelta del partner differente e influenzano il funzionamento della selezione sessuale in un determinato modo.
Ma in che senso? C'è un sistema che performa meglio degli altri? No, ogni sistema funziona bene per la specie in questione. Non è il migliore in assoluto, ma funziona. Un altra cosa importante che spiega Dixson nel suo libro Primate Sexuality è che c’è sempre una componente sia sociale che genetica. La prima sottintende tutte le interazioni sociali coinvolte, le carezze, i baci e far finta di sfogliare Gli atti unici di Cechov per fare colpo sulle studentesse del DAMS. Ciò che biochimicamente influenza queste interazioni, invece, sono la parte della componente genetica. Mi spiego meglio.
Fra gli zoologi che negli ultimi decenni si sono fatti un ENORME CV in fatto di sessualità nel mondo animale e che lo poggia sul tavolo prepotentemente c’è Tim Clutton-Brock che alla fine degli anni ‘80 ha dato una definizione dei principali sistemi di accoppiamento nei mammiferi, molti dei quali si trovano nei primati. Negli ultimi anni la componente genetica ha acquistato sempre più valore, tanto che alcune delle definizioni date dal signor Clutton-Brock sono cambiate radicalmente.
Prendiamo ad esempio la monogamia. Inizialmente si riteneva fosse semplicemente un sistema in cui maschi e femmine si accoppiano tipicamente con un solo membro del sesso opposto, ma oggi sappiamo che non è così semplice. Negli anni ‘90 molte specie che si riteneva essere monogame si sono rivelate fedifraghe con scappatelle che spesso portavano ad avere figli un po’ ovunque. Ecco dunque che gli scienziati hanno diviso una monogamia sociale e una genetica.
La monogamia sociale consiste in comportamenti come la protezione del partner, la gelosia, legami stabili e duraturi, le cure parentali fornite da entrambi i genitori e così via, ma non in tutte le specie la monogamia si presenta in modo uguale. Uno studio del 2017 spiega come queste caratteristiche sono modulate da una serie di steroidi e ormoni. In parole povere a seconda della loro influenza i genitori nelle diverse specie saranno predisposte a fornire entrambi cure parentali, essere più o meno gelosi e così via e tutto questo è ciò che si definisce monogamia genetica.
Alcune specie monogame fra i primati esistono, anche se sono piuttosto rare, come il callicebo rosso (Callicebus cupreus), un grazioso primate che vive nelle foreste pluviali del Sud America il cui verso sembra una persona che ride dopo aver ingoiato un fischietto.